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Innovazione centrale per salvare il mais
Pubblicato il 20 Dicembre 2022

Il mais italiano è attualmente al centro di una tempesta perfetta causata, da un lato, dalla crisi congiunturale del conflitto russo-ucraino e, dall’altro, da una crisi strutturale che da oltre dieci anni ne sta causando una riduzione delle superfici.
Servono quindi nuove strategie agronomiche per affrontare il futuro, a partire dalle semine 2023: questo ed altri temi sono stati al centro della decima, partecipatissima, edizione del convegno «Agricoltura Conservativa – dalla teoria alla pratica» organizzato da Condifesa Lombardia Nord-Est in collaborazione con L’Informatore Agrario al Centro Fiera del Garda di Montichiari (Brescia).
«Siamo reduci da un anno di grandissime criticità – ha esordito il presidente Condifesa Giacomo Lussignoli – la guerra ha determinato dinamiche di forte speculazione sulle materie prime che hanno messo in allarme tutti gli attori della filiera. Ma soprattutto abbiamo sperimentato una crisi idrica e climatica di portata storica, che ha costretto gli agricoltori a una gestione di emergenza per salvare il possibile, ma anche a rinunciare in molti casi alle semine. Questo ha messo a nudo le fragilità del sistema colpendo soprattuto il mais, capofila della filiera agrozootecnica che è asse principale del nostro comparto. Per questo dobbiamo mettere in campo tutta la nostra esperienza ma soprattutto anche l’innovazione: l’esperienza di «Mais Domani», progetto realizzato da L’Informatore Agrario al quale collaboriamo assieme all’Università di Torino, consente di sperimentare le nuove tecnologie per capirne le potenzialità a livello aziendale».
Dopo i saluti di Elena Zini, della DG Agricoltura e di Mauro Belloli, vicedirettore di Coldiretti Brescia, il convegno è entrato nel vivo con l’intervento di Marco Acutis, dell’Università degli studi di Milano, che ha riassunto i possibili miglioramenti nell’efficienza produttiva dei sistemi maidicoli, «che presentano indubbie debolezze, dalla ridotta resilienza post-crisi agli scarsi servizi ecosistemici ma anche un’innovazione continua che rappresenta una grande opportunità, specie di fronte al cambiamento climatico. Su questo fronte il 2022 è stato un fuori scala sensazionale – ha sottolineato Acutis – con valori mai verificatisi prima, e i climatologi ci dicono che purtroppo non sarà un caso isolato. Fondamentale a questo punto studiare l’adattabilità della coltura sia sul fronte dei momenti di semina sia su quello della scelta degli ibridi».
Francesco Morari, dell’Università degli studi di Padova, ha illustrato i risultati di alcune sperimentazioni sull’applicazione a rateo variabile di reflui zootecnici e digestato: «Una grande risorsa se sfruttata in modo corretto – ha evidenziato Morari – con vantaggi sia agronomici, sia economici. Quello che serve sono soluzioni tecnologiche che consentano l’applicazione anche tardiva degli effluenti con modalità in fertirrigazione o tramite macchine semoventi «alte», sistemi rapidi per la caratterizzazione degli effluenti e dei digestati e modelli semplificati per gli agricoltori».
Protagonista della seconda parte della mattinata è stato il progetto Mais Domani, con i risultati del secondo anno di sperimentazione. Suddivisa in cinque isole tematiche, la sperimentazione ha cercato di individuare le migliori innovazioni per rendere la coltura del mais più sostenibile sia dal punto di vista ambientale sia da quello economico. Lorenza Michelon, responsabile del Servizio tecnico Condifesa Lombardia Nord-Est ha illustrato la ricerca effettuata grazie alla collaborazione dell’azienda di Angelo Visini a Comezzano Cizzago (Brescia).
Massimo Blandino, dell’Università di Torino, ha esposto i risultati dell’annata (vedi link in fondo alla pgina) sottolineando che «la nuova Pac vedrà una riduzione del sostegno al mais di circa il 30%, il tutto mentre i prezzi aumentano più dei costi di produzione. Siamo quindi in uno scenario interessante sul fronte della redditività – ha aggiunto Blandino – ma solo dove l’agricoltura valorizzerà l’attività produttiva investendo in innovazione mirata all’efficienza senza ridurre la produttività. Fondamentale sarà porre molta attenzione agli obiettivi sanitari, qualitativi e ambientali. Perché anche la sostenibilità può essere un’opportunità».

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